Giusto per fare un Off-Topic Scusate.
Ma ci sono notizie che non fanno pensare certamente ad un roomba in ritardo.
Ma io dico.... ma il nuovo anno deve cominciare proprio in questo modo???? ma questo governo !!!!
Non si allenta la 'morsa' dei Tir Nuove tensioni alle Bassette
La protesta
Foto La lunga coda dei mezzi pesanti Commenti Gli scioperanti negano che siano state compiute intimidazioni o ritorsioni su quegli autotrasportatori che non aderisono al blocco
di Lorenzo Priviato
Ravenna, 24 gennaio 2012 -
Non si allenta la morsa dei tir su Ravenna.
Se da un lato si è ammorbidito il presidio sulla Classicana all'altezza degli svincoli del quadrifoglio, quello alle Bassette ha invece fatto registrare nuove tensioni. A detta dei manifestanti
sono duemila i camion incolonnati sulla via Romea nord fino a Casal Borsetti. Di questi, un migliaio sarebbero quelli bloccati dai manifestanti. Per la questura, invece, i camion inchiodati a lato della carreggiata sarebbero 'solo' 400. Mentre la situazione su strade e autostrade dell'Emilia Romagna sta migliorando, a Ravenna - strategica per la presenza del porto, che lamenta danni ingenti per la paralisi delle consegne -
la protesta continua con maggiore veemenza.
Gli scioperanti negano che siano state compiute intimidazioni o ritorsioni su quegli autotrasportatori che non aderisono al blocco.
Intanto però sono stati denunciati alla polizia episodi di gomme tagliate. Tutti i punti caldi (zona Bassette, Classicana, vari incroci con Via Trieste, ingresso A/14 bis), sono presidiati dalle forze dell'ordine, che continuano a scortare verso l'autostrada i camionisti che non partecipano o intendono abbandonare il blocco. In quello della zona delle Bassette sono presenti diversi siciliani ma anche capannelli di stranieri. Qui sarebbero persino volati calci e schiaffi.
Gli autotrasportatori lasciano passare i mezzi, soprattutto quelli che trasportano prodotti petroliferi, ma molte pompe di benzina sono rimaste a secco. E la psicosi sta già provocando la corsa all'accaparramento di derrate alimentari nei supermercati, per il timore che il blocco prosegua. "Almeno fino a venerdì, se non arrivano segnali, qualcosa di scritto", chiariscono i manifestanti.
"La nostra - replicano - è una protesta pacifica. Intimidazioni? Nessuna. Chi non vuole fermarsi viene solo invitato a riflettere sulle ragioni della protesta". Che così motivano: "Il gasolio, per chi fa molti viaggi, arriva a costare 1000 euro in più al mese. I rincari autostradali sono mediamente del 3,5% ma in alcune autostrade, come la Brennero o la Torino-Milano, arrivano 14%. Una gomma ci costa 100 euro in più, per non parlare dei 23,5 euro di ecotassa che su ogni gomma lasciamo allo Stato per lo smaltimento".
Si sprecano gli slogan e le proteste antigovernative tra gli autotrasportatori che si riscaldano facendo il fuoco dentro i bidoni di latta, mentre per allentare la tensione si preparano pasta e fagioli, salsiccia e pancetta alla brace. "Trasportando le merci noi manteniamo tutti - testimonia Carmelo, siciliano - ma a questo punto non riusciamo più a mantenere noi stessi. Non vogliamo diventare ricchi, ma solo poter continuare a dare da mangiare ai nostri figli".
Lorenzo Priviato
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I manifestanti restano senza camion
I tir lasciano le Bassette per rispettare l'ordinanza del prefetto
Ma alla rotatoria continua il presidio degli organizzatori
La protesta dei camionisti resta senza camion. È bastata l'ordinanza del prefetto per sciogliere il blocco dei tir alle Bassette: il provvedimento che ha vietato la sosta sulla carreggiata ha portato i promotori della rivolta a lasciar partire la quasi totalità dei camion.
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Italia bloccata
«Nessun tir è obbligato a restare»
Ma al blocco vengono fermati tutti
Chi vuole ripartire ha paura e chiede la scorta della polizia
di Andrea Alberizia
Di sentirsi chiamare crumiri non gli importa ma hanno paura di ritrovarsi con gli pneumatici tagliati: chi vuole abbandonare il blocco dei tir alle Bassette ha chiesto la scorta della polizia. Questa la situazione di oggi pomeriggio alla rotatoria di via Romea Nord.
«Non obblighiamo nessuno a restare qui», assicura Antonino Celona, uno dei capi che organizzano il presidio. Celona lo ripete più volte anche ai poliziotti della Digos sul posto con i colleghi della squadra volante insieme a carabinieri e polizia municipale. I tir fermi sono circa trecento – i manifestanti avevano parlato di un migliaio ieri, numero da subito apparso piuttosto ambizioso – e sono in sosta un po’ ovunque: molti sui lati di via Canale Magni, altri nelle traverse che si incrociano nella zona artigianale accanto.Basta stare mezzora appoggiati al guardrail della Romea ai piedi del cavalcavia delle Bassette per vedere come operano i manifestanti. Restano radunati attorno al fuoco di una botte sul lato della statale, quando si avvicina un tir da sud qualcuno si butta in mezzo alla carreggiata e si sbraccia perché il mezzo imbocchi l'uscita e finisca nel calderone delle Bassette. Come confermano i rappresentanti dei distributori di carburante, vengono lasciati transitare i camion cisterna.
In contrasto con le rassicurazioni di Celona, tre camionisti friulani assicurano che le cose stanno diversamente: «Veniamo da Udine e dovevamo andare a scaricare tra Cesena e Senigallia ma quando siamo arrivati qui ci hanno obbligato a parcheggiare e aspettare. Noi questa protesta non l’appoggiamo». Il fronte non è unito: «Sai quanti stranieri vengono da fuori Italia e nemmeno hanno capito cosa sta succedendo? Però non vogliono fare la fine di quello cui hanno tagliato la gomma». E intanto il cellulare squilla a ripetizione. Sempre la stessa domanda dal datore di lavoro: quando ripartite? La risposta è in accento friulano ma il gesto delle braccia larghe è chiaro. Situazione raccontata anche live su Twitter (@RavennaDintorni, @andralbe). «Ma perché devo aderire per forza? Questi stanno impedendo la libera circolazione di chi non vuole fermarsi», sbotta un altro dei friulani. Che svela il retroscena: «In giro si è sparsa la voce e i camionisti evitano il passaggio da Ravenna». Il passaparola viaggia su cellulari e radio Cb.
Le ripercussioni sulla viabilità sono finora contenute: a differenza di quanto accadeva in Sicilia le auto sono libere di circolare. Qualche disagio solamente sulla statale 309 Romea dove i bisonti in sosta sul lato della carreggiata restringono lo spazio per il transito delle auto con rallentamenti.
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Rallentamenti segnalati sin dalla serata di domenica. Non sono mancati momenti di tensione. I presidi monitorati dalle forze dell’ordine Blocco dei Tir, paralisi al porto
Le associazioni di categoria si dissociano. I manifestanti: «Non siamo loro schiavi» di Gianluca Rossi
RAVENNA. I primi rallentamenti sono stati segnalati nella tarda serata di domenica, quando gli autotrasportatori “indipendenti” che avevano annunciato la protesta, hanno raggiunto gli snodi per allestire i presidi. Da quel momento le forze dell’ordine sono state mobilitate. Inizialmente più per i pericoli legati alla presenza di mezzi fermi lungo le principali direttrici di traffico alle porte della città tra la nebbia molto fitta che per esigenze effettive di ordine pubblico, che si sono invece manifestate in particolar modo nel pomeriggio di ieri con la polizia stradale costretta a intervenire per stemperare gli animi e scortare alcuni camionisti intenzionati a ripartire nonostante i blocchi. Due le zone più calde, la rotonda delle Bassette e la Romea dir, dove si sono registrate lunghe file e disagi e dove si sono vissuti alcuni momenti di tensione. Gli automobilisti, anche se a fatica per gli inevitabili rallentamenti, sono stati fatti transitare, così come camion e furgoni impegnati in trasporti di beni primari. Tutti gli altri autotrasportatori, invece, sono stati invitati - più o meno volontariamente - a fermarsi. In alcuni casi si è sfiorato lo scontro, verbale e fisico, con insulti, spintoni e qualche colpo all’indirizzo delle cabine dei tir.
La protesta del cosiddetto «Movimento dei forconi» contro il rincaro del gasolio, dei ticket dell’autostrada e dell’Irpef è destinata a durare fino a venerdì. Almeno questa è l’intenzione degli organizzatori che hanno indetto l’agitazione, non condivisa dalle associazioni di categoria che, dopo la presa di distanze di domenica, ieri sono tornate a ribadire la propria contrarietà a quella che è stata definita una «manifestazione unilaterale». Duro il commento del Comitato unitario dell’autotrasporto della provincia di Ravenna. In una nota diffusa dopo l’incontro avvenuto nella mattinata di ieri tra una delegazione con il prefetto e il questore in cui è stato confermato il controllo 24 ore su 24 della situazione, i rappresentanti dell’ente che raggruppa Cna Fita, Confartigianato trasporti, Legacoop e Confcooperative si sono dissociati dalla protesta, esprimendo la propria preoccupazione per le conseguenze che ne deriveranno alle imprese ravennati «fortemente penalizzate da questa manifestazione». Nell’incontro con i rappresentanti locali del governo e della polizia è stata ribadita la necessità di tutelare e garantire il normale svolgimento del lavoro da parte degli operatori. E ai propri associati i referenti del Comitato hanno rivolto l’invito a segnalare immediatamente alle forze dell’ordine eventuali minacce, pressioni o danni subiti. Per l’intera giornata di ieri i presidi sono stati monitorati a più riprese da polizia, vigili e carabinieri. Ma se l’appello a non incendiare ulteriormente lo scontro sembra essere stato ascoltato, quello teso a far proseguire regolarmente l’attività è caduto nel vuoto. «Le associazioni di categoria si dissociano? Non è un problema - commentano dallo zoccolo duro della protesta, appoggiata ieri dalla responsabile provinciale del movimento politico di Forza Nuova Romagna, Desideria Raggi -, non vogliamo nessuno di loro qui. Non siamo schiavi di alcuna associazione. I camion sono nostri, non loro». Un clima rovente che inevitabilmente ha avuto e avrà delle conseguenze. Le aziende del porto, ad esempio, non hanno potuto inviare o ricevere merce. In alcuni casi la scelta è stata dettata da ragioni di opportunità, per non rendere ancor più incandescente il contesto, in altri invece gli scioperanti hanno di fatto impedito ai mezzi di entrare o uscire, facendo saltare le consegne. Una situazione che, se dovesse proseguire, potrebbe avere serie ripercussioni in un quadro economico già difficile. Stessa cosa vale per i rifornimenti. Molti distributori ieri sono stati presi d’assalto. «Un’errata informazione sulla protesta ha indotto i cittadini a fare rifornimento convinti che l’agitazione riguardasse anche il settore - spiegano i referenti della Federazione italiana benzinai di Ravenna -. C’è stato un sensibile aumento delle vendite di carburante ed è verosimile che molti approfitteranno del self service durante gli orari di chiusura delle stazioni di servizio». Il rischio è che senza approvvigionamenti, parecchie pompe di benzina in tutta la Romagna finiscano le scorte nel giro di uno o due giorni. «Molti esercenti hanno cercato di avere informazioni dai distributori ma la situazione è caotica e non ci sono certezze - confermano dal sindacato di categoria -. Forse solo domani (oggi, ndr) si potrà capire se e come arriveranno i rifornimenti».
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